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Guénon, sugli elementi dell'esistenza

24 May 2022

Guénon, René, Introduzione generale allo studio delle dottrine Indù, Editions Marcel Rivière, 1921:

La citazione è piuttosto lunga, ma si poteva fare altrimenti.

[La dottrina] Sankhya assume come punto di partenza “Prakriti” o “Pradhana”, la sostanza universale, indifferenziata e non-manifesta in sé, dalla quale però procedono tutte le cose per modificazione; questo primo tattwa è la radice, o “mula”, della manifestazione e i tattwa che lo seguono rappresentano altrettante modificazioni di esso a livelli differenti. Al primo grado è “Buddhi”, chiamata altresì “Mahat”, o “il grande principio”, che è l’intelletto puro, trascendente nei confronti degli individui; a questo punto siamo ormai nella manifestazione, anche se ancora nell’ordine universale. Al grado che segue troviamo invece la coscienza individuale, “ahankara”, che procede dal principio intellettuale per una determinazione “particolaristica”, se è permessa un’espressione di questo genere, e produce a sua volta gli elementi seguenti.
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il Sankhya vede le cose esclusivamente sotto il rapporto della sostanza, intesa in senso universale; sennonché, come dicevamo in precedenza, occorre tener conto corrispondentemente, e in quanto secondo polo della manifestazione, d’un principio complementare del precedente, al quale si può dare il nome di essenza. A questo principio il Sankhya attribuisce il nome di “Purusha” o “Pumas”, e lo riguarda come il venticinquesimo tattwa, completamente indipendente dai precedenti; tutte le cose manifestate sono prodotte da Prakriti, ma senza la presenza di Purusha tali produzioni non avrebbero se non un’esistenza puramente illusoria.
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ritorniamo brevemente al concetto di Prakriti: essa possiede tre guna o qualità costitutive, in perfetto equilibrio nella sua indifferenziazione primordiale; ogni manifestazione o modificazione della sostanza costituisce una rottura di questo equilibrio, e gli esseri, nei loro differenti stati di manifestazione, partecipano dei tre guna in grado diverso e, per dirla in questo modo, secondo proporzioni indefinitamente varianti. I guna non sono perciò stati, ma condizioni dell’esistenza universale alle quali sono soggetti tutti gli esseri manifestati, e che bisogna aver cura di distinguere dalle condizioni speciali che determinano questo o quello stato, o modo, della manifestazione, quali lo spazio o il tempo, che condizionano lo stato corporeo ad esclusione di tutti gli altri. I tre guna sono: “sattwa”, la conformità all’essenza pura dell’Essere o “Sat”, che viene fatta identica alla luce intelligibile o alla conoscenza e rappresentata quale una tendenza ascendente: “rajas”, l’impulso espansivo, secondo il quale l’essere si sviluppa in un certo stato e, per così dire, a un determinato livello dell’esistenza; infine, “tamas”, l’oscurità, fatta identica all’ignoranza e rappresentata quale una tendenza discendente.

Questi concetti vanno approfonditi, al di là dell’apodissi di Guénon, per capire i possibili paralleli con lo Spazionismo.
Una prima ipotesi, del tutto perfettibile, potrebbe essere:

Induismo Spazionismo
Prakriti Energia dell’Universo
Purusha Spazioni
Buddhi Memoria di massa dell’Universo, dove si registrano i Post-it
Sattwa Gravità
Rajas Entropia
Tamas Annosa Dicotomia (?)

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