C'hi++ - Proposta per una metafisica open-source

Gira 'sto telefono, come fai a leggere così?

Intervista a Radio Coscialunga

21 Jun 2025

Per primo nacque il Caos. Poi la Terra dall’ampio seno, sede di tutti gli dèi che hanno in possesso le cime nevose d’Olimpo. Poi, nei baratri della vasta Terra, il buio Tàrtaro; e Amore, ch’è il più bello fra i Celesti, che dissipa ogni cura degli uomini e degli dèi, doma ogni volontà e ogni accorto consiglio.
Esiodo, Teogonia (citato da Carlo Rovelli , Che cos'è la scienza: La rivoluzione di Anassimandro)
Why so serious? The Joker (citato da Peter Sagan in un tatuaggio sul suo fianco destro)

Buongiorno e benvenuti all’ascolto di: “A livello cultura”, la rubrica di informazione libraria di Radio Coscialunga. Io sono Aldo Torrido e l’ospite di oggi è Carlo Simonelli, autore del libro: “Chi++, il senso della vita è il debug”. Buongiorno, Carlo.

Buongiorno, Aldo e grazie di avermi invitato. Il titolo del libro, però, è: C’hi++, con la “C” morbida. È un gioco di parole fra il termine cinese C’hi, che vuol dire: “soffio vitale” e il nome del linguaggio di programmazione chiamato C++.

Capisco. E di cosa parla, il suo libro?

È un manuale di programmazione, ma allo stesso tempo anche un libro di filosofia che cerca di spiegare il senso della Vita.

Non le nascondo che sono stupito: come mai, questo accostamento, diciamo così.. inusuale?

Inusuale, ma non incongruo: i linguaggi di programmazione sono il modo in cui noi esseri umani colloquiamo con i computer, mentre la metafisica è il modo in cui ci mettiamo in relazione con la divinità. Molto spesso i principii che valgono in un àmbito possono essere utilizzati anche nell’altro. Per esempio, il caricamento dei programmi nella memoria del computer può essere paragonato al Ciclo delle Rinascite delle religioni orientali, mentre le classi e gli oggetti della programmazione in C++ rispecchiano i concetti aristotelici di universale e sostanza.

E come concilia, questi due aspetti narrativi? da un lato tecnocrate, dall’altro mistico?

Il testo si ispira al “Libro dei Cinque Anelli”, di Miyamoto Musashi e ha la forma del dialogo: all’interno di un monastero, un vecchio maestro insegna a un giovane discepolo i principii della programmazione in C++ e - parallelamente - lo inizia ai misteri del C’hi++, una metafisica definita anni addietro dal fondatore del loro Ordine, il mitologico Maestro Canaro, che era stato incaricato da Dio di riscrivere in C++ l’applicazione che fa funzionare l’Universo.

Mi perdoni, ma a questo punto la domanda sorge spontanea: chi ha corrotto, della mia redazione, per essere invitato qui oggi?

La signorina bionda, quella con le tettone.

Disapprovo la sua notazione sessista, ma capisco di chi parla. E posso chiederle quanto le ha dato?

Sessantaquattro Euro.

Perché proprio sessantaquattro?

C’eravamo accordati per sessantacinque, ma mi sono accorto di averle dato per errore un gettone per i carrelli del supermercato. Anzi: per favore, mi ricordi di lasciarle l’Euro mancante prima di andare via.

Sarà mia cura farlo. Senta, vedo che l’introduzione del libro comincia con la frase: “C’hi++ è un eccellente manuale di programmazione, un maldestro libro di filosofia e un vergognoso libro di fisica“; va bene - diciamo così - la programmazione e la filosofia, ma la fisica?

Perché il C’hi++ ha anche una sua cosmogonia. Si chiama: Spazionismo e riprende alcune idee esposte da Poe in “Eureka“, a cui aggiunge il concetto di: spazione.

Spazione?

Sì, vede: per lo Spazionismo, l’Universo è costituito da una matrice tridimensionale di elementi infinitesimali chiamati, appunto: spazioni. C’ha presente i pixel di uno schermo? ci sono, me lei non li vede a meno che non siano irraggiati di energia dal pennello del tubo catodico. Per gli spazioni è lo stesso: hanno un’esistenza potenziale, ovvero esistono solo se vengono irraggiati di energia, nel qual caso, acquisiscono massa ed esistenza.

Irraggiati di energia, da cosa?

Dal Big Bang. Ha letto “Eureka”, di Poe?

Purtroppo no.

Poe immagina che l’Universo sia la risultante dello scontro fra due forze primordiali: la Gravità - ovvero la tendenza di tutta la materia a tornare a riunirsi nell’Uno Primigenio - e l’Elettricità, che invece tende a separare. Lo Spazionismo riprende questi concetti, ma rinomina: Entropia la forza che Poe chiama: Elettricità e poi afferma che quello che si espande, nell’Universo, non è la materia, ma l’energia, che irradia gli spazioni e quindi assume delle caratteristiche fisiche.

Temo che dovrà dare sessantaquattro Euro anche a me, perché faccio fatica a seguirla.

Ma no, non si scoraggi; guardi: è più facile di quel che sembra. C’ha presente quei sacchetti che si usano per fare il ghiaccio? quelli che metti l’acqua da un foro centrale e l’acqua si divide in tante celle più o meno sferiche? Ecco: gli spazioni sono la stessa cosa, però molto più piccoli e soprattutto non sono un singolo strato, ma riempiono tutto lo spazio. Più precisamente, lo spazio è fatto di spazioni. Se sposto il mio braccio da qui a qui, in realtà sto trasferendo l’energia dagli spazioni del punto iniziale a quelli del punto finale. Come un’immagine animata su uno schermo.

Ma, lei..

Sì?

Lei, è laureato in Filosofia?

No.

In Fisica?

Nemmeno. Sono un Maestro d’Arte.

E ha scritto un libro di programmazione che parla di filosofia e di fisica?

Be’, però come programmatore ho più di trent’anni di esperienza. In effetti, questo è il secondo manuale che scrivo; il primo l’ho pubblicato nel 1995, ma allora non capivo niente di programmazione e tutto quello che scrissi allora lo si poteva trovare anche in qualsiasi altro testo sull’argomento.

Stavolta, invece..

Percepisco una vaga nota di ironia nella sua frase.

Ma no, perché? E ci dica, Carlo: come è arrivato a queste brillanti deduzioni? Come nasce, lo Spazionismo?

Ero in bagno, la mattina, e avevo appena finito di leggere un saggio di Ananda Coomaraswami su Tempo ed Eternità.

Al bagno?

Sì.

Lei, al bagno, legge saggi su Tempo ed Eternità?

Sì: di solito, la mattina, a mente fresca, leggo i libri di saggistica, menrte di sera leggo i libri di narrativa. Per esempio, in questi giorni sto leggendo un libro di Carlo Rovelli su Anassimandro.

Mi sta prendendo in giro.

Assolutamente no: è tutto documentato nel mio blog: “Defecatio”.

Prego?

Glielo spiego dopo. Comunque: ero in bagno e mi stavo chiedendo cosa ci fosse oltre il punto più estremo della materia; al di là dell’ultimo satellite dell’ultima stella dell’ultima galassia dell’Universo.

Il vuoto?

Precisamente, ma cos’era questo “vuoto”? quanto si estendeva? e cosa c’era, dopo? Non riuscendo a immaginare un nulla che si estende all’infinito, ho ipotizzato che quello che c’era “dopo” esistesse solo in potenza, che il “vuoto” non fosse realmente vuoto, ma fosse costituito da elementi che non esistevano fino a che non ricevevano dell’energia, come i pixel di uno schermo.

Gli Spazioni.

Sì: li chiamai così per due motivi: per riderne con mia moglie quando glielo avrei raccontato e perché il nome mi ricordava i: “cosoni” del film: “Totò sulla Luna”. All’epoca, non immaginavo che ci avrei scritto sopra un libro e anche se lo avessi saputo forse li avrei chiamati ugualmente così, per far capire che non mi si doveva prendere troppo sul serio. Fu allora che mi chiesi se fosse possibile dare una spiegazione dell’esistenza dell’Universo senza utilizzare elementi metafisici.

Questo, sempre in bagno, la mattina.

Sì: era un bagno molto bello, favoriva certi pensieri.

Ci metteranno una targa.

Probabile, malgrado il suo sarcasmo. Comunque: ci ragionai su per un po’ di tempo e dopo alcuni anni di studio “eclettico e confuso”, come direbbe Rodari, scoprii che non solo era possibile, ma questa visione dell’Esistenza era compatibile con la maggior parte delle religioni canoniche.

In che senso: “compatibile”?

Per risponderle, devo prima spiegarle cosa sostiene lo Spazionismo. L’idea è che l’Universo abbia un’esistenza ciclica, fatta di espansioni e contrazioni. All’inizio di ogni ciclo, l’Energia è contenuta tutta in uno stesso punto dalla Gravità. A un certo punto però, sotto la spinta dell’Entropia, un nuovo Big Bang la disperde per l’Universo irradiando gli spazioni e generando una nuova “versione” dell’Universo.

Le diverse.. “versioni” - come le chiama lei - dell’Universo, sono tutte uguali?

È irrilevante: dato un tempo infinito, per quanto bassa possa essere la probabilità che si verifichino due esplosioni uguali, è impossibile che la cosa o prima o poi non avvenga. Dopo il Big Bang, l’Universo si espande fino a che la Gravità non riacquista il controllo e riporta tutto all’Uno, dove il ciclo ricomincia.

E questo, come sarebbe compatibile con le religioni canoniche?

Be’, per esempio, l’Induismo prevede sia dei cicli cosmici - i Manvantara - sia due principii, chiamati Prakṛti e Puruṣa, che interagendo fra loro manifestano tutto l’Universo con gli esseri che lo popolano. Anche la Genesi biblica può essere considerata un’allegoria della cosmogonia spazionista: il Paradiso è l’Uno primigenio, Adamo è la Gravità mentre Eva è l’Energia. Il Diavolo - che deriva da Greco διάβολος, ovvero: colui che separa - è l’Entropia, che causa la disgregazione dell’Uno, generando un Universo imperfetto e doloroso.

Non vedo dove sia l’affinità. È Dio che ha creato l’Universo, non il Diavolo.

Non secondo la setta dei Barbelognostici e comunque questo precetto è quello che nel tempo ha creato i più grossi problemi logici alle dottrine abramitiche, perché non è chiaro come mai un Dio buono e onnipotente debba aver creato un Universo in cui regna il dolore.

E invece il suo Spazionismo è immune da queste contraddizioni?

Sì, perché per lo Spazionismo non c’è una forza buona e una cattiva, ma entrambe sono ugualmente necessarie per il corretto funzionamento dell’Universo, così come le masse di aria calda e fredda nella circolazione atmosferica. C’è solo un problema: che se non introduciamo nella dottrina alcun elemento metafisico, l’Universo è stateless.

Prego?

È un termine informatico, indica una connessione che non tiene conto di ciò che successo nel passato. C’ha presente i famosi cookie, quelli che deve accettare ogni volta che apre una pagina Web? Ecco: se lei non accetta i cookie la sua connessione è stateless e ogni volta che riaprirà quella pagina sarà come se lo facesse per la prima volta; al contrario, se accetta che il sito memorizzi dei cookie sul suo computer, la connessione sarà stateful e le scelte che farà saranno registrate per tenere conto nel corso delle visite successive.

E questo, cosa c’entra con l’Universo?

Se lei esclude qualunque elemento metafisico da una cosmogonia, tutto ciò che è successo nel corso di un ciclo di vita si perderà al termine di esso, come in un un PC che abbia solo la memoria RAM. Al contrario, se si ammette l’esistenza di un “hard-disk” dell’Universo, capace di sopravvivere al Big Crunch, sarà possibile memorizzare delle informazioni e trasmetterle da un ciclo all’altro.

E cosa cambia?

Tutto, perché solo così il senso della Vita può essere il debug, ovvero il miglioramento continuo. Pensi a un errore che ha fatto, nella sua vita, e di cui si pente.

Venire in radio questa mattina.

E sia: se l’Universo ha una memoria persistente, lei potrà “registrare” questo errore ed evitarlo nei prossimi cicli di vita. In un Universo stateless questo non sarebbe possibile e lei ripeterebbe lo stesso errore ciclo dopo ciclo.

Non voglia il Cielo. Viva l’Universo “stateful”

Appunto. E poi, negando alla nostra vita ogni forma di trascendenza, l’Universo stateless dello Spazionismo non ci spinge a comportarci “bene“ - nel senso che davano a questo termine i nostri nonni - ma ad arraffare tutto ciò che possiamo, finché possiamo, come i clienti di un grande magazzino durante il Black Friday.
Come ho scritto nell’Introduzione del testo, se vogliamo che i giovani, sui mezzi pubblici, lascino il posto alle donne incinte e agli anziani, abbiamo bisogno di regole etiche condivisibili, anche se, per formularle, dovremo lavorare un po’ di fantasia.

Mi faccia indovinare: è qui che arriva il C’hi++?

Precisamente. Così come il linguaggio C++ è un’evoluzione del linguaggio C, il C’hi++ è un’evoluzione dello Spazionismo, a cui aggiunge due dogmi e un numero minimo di elementi metafisici per dare un senso all’Esistenza. Il primo dogma, riguarda ovviamente la ciclicità dell’Universo..

Ovviamente..

Il secondo dogma è l’esistenza di una memoria persistente dell’Universo che mantiene traccia dell’esito delle scelte fatte in ciascun ciclo di espansione e contrazione; qualcosa di simile all’inconscio collettivo di Jung o ai vāsanā dell’Induismo. Oltre questi due dogmi, il C’hi++ definisce due Enti meta-fisici: l’Annosa Dicotomia e l’Amore. L’Annosa Dicotomia (fra ciò che desideriamo e ciò di cui abbiamo bisogno) è la forza che spinge a compiere scelte in base a motivazioni personali e contingenti, di cui quasi sempre ci si pente. L’Amore è la forza con cui l’Universo spinge gli esseri viventi ad assolvere al loro Dharma; una sorta di una bomba a tempo inserita nel nostro “firmware”, per farci fare la cosa giusta quando arriverà il momento.

E lei spiega tutto questo partendo dal linguaggio di programmazione?

Sì: in ogni capitolo il Maestro esamina uno degli aspetti della programmazione e lo si utilizza per introdurre i principii del C’hi++.
Nel capitolo sui tipi di dato, si parla degli Spazioni; in quello sulla struttura dei programmi, si esaminano i precetti dello Spazionismo e così via. Una cosa importante che non ho detto è che il C’hi++ è una metafisica open-source

Cioè?

Cioè, non si propone come una spiegazione assoluta e definitiva dell’Esistenza, ma come un modello incompleto e perfettibile. Ai fedeli non solo è permesso metterne in discussione i principii, ma sono addirittura invitati a farlo.

Come gli scienziati?

O gli Ebrei. Non è un caso, se un popolo che rappresenta il 2 per mille della popolazione mondiale ha vinto il 20% dei premii Nobel.

Mi piacerebbe affrontare questo argomento con lei, ma purtroppo “il tempo è tiranno“, come si dice, e posso farle solo un’ultima domanda: ha già un editore, per il suo libro?

No. Questo libro, l’ho scritto per me, per provare a rispondere a una domanda che feci a mia madre più di cinquant’anni fa. Ho iniziato la stesura dei primi capitoli nel 2009, ma è stato solo durante la pandemia del 2020 che ho trovato il tempo per completarlo.

Come Newton durante la Peste..

Sì; anche qui, malgrado il suo sarcasmo. Ho completato la prima revisione del testo a Febbraio del 2023, ma non avevo ancora inviato C’hi++ a nessun editore perché non sapevo che pubblico potesse avere avere un libro come questo. Trent’anni fa, non mi sarei fatto un simile scrupolo, perché la maggior parte degli informatici combinava competenze tecniche con interessi umanistici, ma oggi le cose sono drasticamente cambiate: legge libri solo il 40% degli Italiani sopra i sei anni e, di questi, quasi la metà non va oltre i tre libri l’anno. Che mercato potevo aspettarmi che avesse, un libro di programmazione che parla anche del senso della vita?

Almeno su una cosa, siamo d’accordo.

La ragione che mi ha spinto a valutare la via della pubblicazione è l’incredibile successo che ha avuto il Congresso Mondiale di Filosofia che si è tenuto la scorsa estate qui a Roma; e, in particolare, il fatto che uno dei relatori principali fosse anche il CEO di una delle nostre maggiori aziende informatiche.
Quindi ho rivisto il testo, limando quello che mi era sfuggito durante il primo giro di bozze e intendo inviarlo ad alcuni editori italiani. Il grosso problema, in questa fase, è stato redigere una presentazione del testo.

Perché?

Lo ha detto lei poco fa: un Maestro d’Arte che scrive un libro di programmazione nel quale si parla di filosofia e di fisica è quanto meno sospetto. Ho scritto almeno quattro presentazioni diverse e nessuna mi convinceva, perché erano troppo serie. C’hi++ non è un libro “serio” - che so - come i Prolegomeni di Kant: è la storia di un’idea nata per gioco e che, incredibilmente, funziona molto bene. Dovevo trovare un modo per far capire questa caratteristica del testo e ho pensato che un’intervista potesse essere la soluzione adatta.

Così, ha corrotto la mia redattrice..

Precisamente. For the grater good.

Va bene, la nostra trasmissione termina qui. Vi ringraziamo per averci seguiti e vi diamo appuntamento alla prossima settimana con il libro: “Ha da veni’, Baffone! - Memorie di una concubina di Stalin”, di Valechka Istomina. A risentirci.

atti, intervista, log, presentazione